Abbiamo fatto rimpatriare
oltre 95 bambini
sottratti all'estero.

Storia di Stella

SINTESI DI UNA ORDINARIA  STORIA DI BAMBINI E  PADRI FANTASMA 

(scenario: l 'EUROPA UNITA )

Febbraio 1984. Nato a Ravenna nel 1942,  in questa epoca  ero separato da un precedente matrimonio e svolgevo la mia attività di titolare di una nota azienda di esportazione di calzature con sede a Barletta (BA). In occasione di miei frequenti viaggi d'affari in Danimarca, mi innamorai di Susanne Bitsch Lauridsen, una bellissima cittadina danese dagli occhi azzurri, la quale, successivamente e  senza troppi indugi, mi seguì in Italia per convivere con me nella mia abitazione  di Barletta.            

2 Maggio 1985. Nacque nostra figlia Stella Marlene Poli, la madre preferì partorire a Snderborg (DK), sua città d'origine. Naturalmente provvidi anche in quel Paese, a riconoscerla quale mia figlia naturale. Dopo il parto tornammo a Barletta. Mi sentivo l'uomo più felice del mondo.

Settembre 1987. Durante una mia degenza all'ospedale di Barletta a causa di una banale abrasione corneale, Susanne fuggì in Danimarca e portò con sè la mia Stella. Lasciai immediatamente l'ospedale per rincorrerle. Dopo dieci lunghi giorni di inutili ricerche una grave infezione sopravvenuta nell'occhio ferito mi costrinse a tornare in Italia ove, a Ravenna, subii un urgente, quanto ormai vano trapianto corneale.

Una ventina di giorni dopo ero di nuovo in Danimarca e mi rivolsi alle locali competenti autorità alle quali chiesi di conoscere il luogo di rifugio di Stella, di sapere di lei e di poterla vedere. Mi chiesero, invece, un versamento pari a sei mesi anticipati di concorso al suo mantenimento, che pagai subito, successivamente, mi negarono ogni informazione salvo quella che mia figlia non portava più il mio cognome. Mi fu riferito che non godevo di alcun diritto e che dovevo stare lontano da Stella. Assunsi un avvocato locale.

Ottobre 1987. Attraverso l'avvocato, richiesi formalmente, allo Statsamt (autorità competente) di Aarhus il diritto di avere notizie di Stella e quello di poterla regolarmente visitare e frequentare. 

Gennaio 1988. Tale Statsamt, organo giudicante competente, mi informò che potevo ottenere il diritto di rivedere mia figlia solo se, carte alla mano, provvedevo alla chiusura definitiva della mia attività lavorativa in Italia, a vendere la mia casa italiana, a trasferirmi  definitivamente in Danimarca con regolare permesso di soggiorno e, infine, di  iniziare una relazione di convivenza con una cittadina danese. Lo guardai incredulo.  Nel frattempo, non mi avrebbe fornito nessuna informazione su Stella. Neppure la certezza della sua esistenza in vita.

Il mio avvocato danese confermò che se volevo rivedere mia figlia dovevo adeguarmi alle richieste dell'autorità competente. Non volli perdere mia figlia, così decisi di  accettare tutte quelle condizioni. Tornai a Barletta e in poco tempo (due mesi) riuscii a chiudere la mia attività, a liberarmi della casa e di tutto ciò che mi restava.

Spoglio di ogni cosa ma in possesso di quasi tutti i documenti richiesti, ritornai in Danimarca ove acquistai una  fattoria nei pressi di TINGLEV (DK) sita in Gerrebckvej 26, località BRODERUP e fissai la mia nuova residenza. Mi  mancava ancora il permesso di soggiorno e una convivente. Al fine di provvedere alla penultima richiesta fondai una ditta di importazioni di calzature, così ottenni il  permesso di soggiorno; per ovviare all'ultima, cominciai a frequentare i locali notturni della zona. Dopo poche settimane, la gentile signorina Lotte Pedersen di Aabenraa, accettò di iscrivere la sua residenza presso la mia abitazione. Ora tutto era fatto, niente escluso. Ripresentai allo Statsamt di rhus, assieme ai documenti, una nuova richiesta di diritto di visita a mia figlia.

30 giugno 1988. Lo Statsamt nominato emise la sua decisione: mi si negava il diritto di incontrare mia figlia, di conoscerne il relativo indirizzo e quello di scriverle poichè, la piccola di ormai 3 anni, aveva dimenticato la lingua italiana... Non tennero in nessun conto che parlavo e conprendevo abbastanza bene il loro linguaggio.

Luglio 1988. Ricorsi in appello all'Ente preposto, il Civilretsdirektoratet di Copenaghen.

23 Dicembre 1988. L'Organo di appello confermò, definitivamente, la  sentenza di primo grado. Niente Stella, mai più! 

Gennaio 1989. Mi rivolsi ai mass - media. Le mie proteste ed appelli, vennero raccolti da tutta Italia, Danimarca e mezza  Europa.

Marzo 1989.  L' Ambasciatore d'Italia a Copenaghen dell'epoca, Alessandro Cortese De Bosis, mi convocò e mi ascoltò. Provvide ad incontrarsi col ministro di giustizia danese e, pochi giorni dopo, il nostro Rappresentante diplomatico mi consigliò di ripetere la richiesta allo Statsamt di Aarhus. Prontamente  eseguii.

12 Giugno 1989. Lo Statsamt di Aarhus ribaltò ogni sua precedente decisione e dispose il mio diritto di visita a Stella: potevo rivedere Stella per un'ora ogni sabato, nei locali di una locale parrocchia  Luterana, in presenza del relativo sacerdote, Padre Lorentzen.

22 Giugno 1989.  Rividi mia figlia  dopo 22 mesi di separazione, la piccola che aveva appena compiuto 4 anni e che chiamava papà il nuovo convivente della madre, non mostrò di riconoscermi (Padre Lorentzen, invece, sostenne il contrario). Per non turbarla ritenni di non rivelarle subito la mia identità, credevo di avere tempo. Giocammo gioiosi per tutta l'ora concessa. L'incontro fu giudicato molto positivo. Ma poi la madre non accompagnò più Stella agli incontri successivi. Per otto volte, inutilmente, mi recai nel luogo prescelto.

29 Agosto 1989. Ricorsi al competente Tribunale di Skanderborg al fine di vedermi assicurato l'esercizio del diritto di visita, ma il giudice lo sospese in attesa della decisione definitiva del Civilretsdirektoratet al quale la madre si era appellata.

17 Novembre 1989. Il Civilretsdirektoratet confermò definitivamente il mio diritto di visita.

Gennaio 1990.  Purtroppo la madre disattese la sentenza e dopo altre 13  ingiustificate assenze di Stella nel luogo stabilito per gli incontri, ricorsi nuovamente al tribunale, questa volta presso quello di THISTED (un ulteriore trasferimento di residenza di Susanne). Anche questa volta il giudice interpellato, non provvide ad ordinare alla madre il rispetto della sentenza, poichè quest'ultima, essendosi trasferita avrebbe dovuto percorrere circa 40 km.

Febbraio 1990.  A questo punto non mi restava altro che ricominciare daccapo e riformalizzai  una nuova richiesta di diritto di visita a Stella presso lo Statsamt di Viborg, sito nelle vicinanze della residenza di Stella.

11 Aprile 1990.  Lo Statsamt interpellato mi confermò il diritto di visita:  2 ore settimanali nei locali dell'asilo abitualmente frequentato da Stella.  Ma non potevo telefonare a mia figlia e neppure scriverle.

21 Aprile 1990.  Rividi  mia figlia  ma poi la direttrice, a causa del comportamento scorretto di Susanne la quale non mi permise di giocare con Stella,  rifiutò di concedere nuovamente i locali dell'asilo per ulteriori incontri.  

17 Maggio 1990. Chiesi al soprarichiamato Statsamt di cambiare il luogo e quale nuovo ambiente, fu disposta  l'area del parco cittadino. Non venne imposta sorveglianza alcuna.

20 Maggio 1990. Incontrai nuovamente  Stella. Durante questa visita la madre mi riferì che se le avessi consegnato del denaro, oltre al normale contributo, essa non mi avrebbe più causato difficoltà ed addirittura, mi avrebbe fatto incontrare Stella a casa sua. Volevo ricostruire il normale rapporto fra me e mia figlia, dunque, accettai l'impegno di consegnarle, prima di ogni visita, l'equivalente di circa 5 milioni di lire in corone danesi.

Maggio-Giugno 1990. Incontrai Stella altre 2 volte a casa sua. Fu mia figlia a chiedermi, durante l'ultima visita, se ero il suo vero padre. Commosso, l'abbracciai e glielo confermai. Ma Susanne  per una ulteriore visita, mi chiese di versarle 40 milioni di lire, altrimenti non avrei mai più rivisto Stella. Naturalmente non possedevo tanto denaro.

Ottobre 1990.  I miei  disperati tentativi di rivedere Stella furono inutili come  inutile fu l'attivazione di altre azioni giudiziarie. Nessuna autorità locale obbligò la madre a rispettare le sentenze emesse. Sfinito, completamente isolato e colpito da gravissima depressione rientrai in Italia per curarmi. Fui immediatamente ricoverato in ospedale per tre mesi e seguì una lunga convalescenza. 

Luglio 1991.  Lo Statsamt di Viborg, su richiesta della madre, poichè avevo lasciato la Danimarca, annullò il mio diritto di visita.

Agosto 1991. Quando mi fui ripreso dalla malattia mi attivai presso il Ministero degli Esteri e quello di Giustizia. Scrissi più volte al nostro Signor Presidente della Repubblica. Mendicai tutela ed assistenza presso ogni possibile istituzione.

Settembre 1992. Il nostro Ministero degli Esteri, dopo avermi informato di sue azioni intraprese nei confronti delle autorità omologhe danesi, mi consigliò di richiedere allo Statsamt di Viborg, nuovamente, il riconoscimento dell'esercizio del diritto di visita a Stella.

5 Gennaio 1993. Lo Statsamt di Aarhus (competente per un ennesimo trasferimento di residenza della madre), con propria decisione mi negò il diritto di visita a Stella perchè non vivevo più in Danimarca. Ricorsi in appello presso il Civilretsdirektoratet.

Marzo 1993.  Mi recai a Strasburgo ove riuscii a parlare con un parlamentare italiano (on. Bettini del gruppo dei Verdi), il quale presentò una interrogazione al  Presidente del Consiglio d' Europa, all'epoca era di turno il Ministro degli Esteri danese, il quale, rispondendo, richiamò la Danimarca  al rispetto degli obblighi internazionali assunti (le diverse  Convenzioni internazionali  di diritto minorile). Provvidi immediatamente ad inviare il documento di risposta all'Organo di appello.

22 Marzo 1993. Il Civilretsdirektoratet ribaltò totalmente la decisione di primo grado e mi riconobbe,  definitivamente, il diritto di visita a mia figlia. A breve avrei ricevuto il calendario delle visite e relative modalità. Tale decisione, poichè risiedevo in Italia, rivelò, clamorosamente, la evidente illegalità delle pregresse richieste riguardanti sia il mio trasferimento in Danimarca e sia quelle relative all'alienazione dei miei beni.

Giugno 1993. Lo Statsamt di Aarhus mi informò che Susanne si era appena sposata con un cittadino danese e che questi aveva iniziato, con l'assenso della moglie, una procedura per l'adozione di mia figlia e pertanto, si chiedeva il mio parere, seppur non vincolante.

Luglio 1993.  Incredulo e sconcertato espressi parere fortemente negativo. Reclamai presso il Civilretsdirektoratet per il ritardo dell'invio del calendario delle visite. Informai della situazione il nostro Ministero degli Esteri. Chiesi all'Ambasciata Italiana di Copenaghen di incaricare due avvocati per una consulenza sull'ordinamento danese in materia di adozioni. Dopo pochi giorni gli avvocati confermarono che nonostante le mie proteste Stella poteva essere adottata. Annunciai alla stampa che se i danesi avessero permesso l'adozione di mia figlia, mi sarei dato fuoco davanti alla loro Ambasciata a Roma .

Agosto 1993.  Lo Statsamt  rigettò la richiesta di adozione adducendo che il periodo di separazione  tra padre e figlia era ancora troppo breve. Occorrevano ancora due anni.

17 Novembre 1993. Finalmente, dopo 8 mesi di attesa e l'alternanza di ben 4 funzionari, mi giunse il calendario delle visite. Potevo incontrare Stella ogni ultimo fine settimana di ogni mese, dal venerdì alla domenica, rispettivamente 4 ore al giorno,  in presenza di un "controllore",  presso i locali di un orfanotrofio sito in prossimità della città di residenza di Stella. Inoltre, avevo l'obbligo di depositare i miei documenti atti all'espatrio presso una specifica  locale stazione di polizia.

31 Dicembre 1993. Mi recai in Danimarca per incontrare Stella nel luogo stabilito. Stella non arrivò.  Attesi inutilmente tre giorni. Mi rivolsi al tribunale di Silkeborg affinchè venisse imposto alla madre il rispetto della sentenza.

22 Febbraio 1994. L'udienza avanti il giudice A.Knudsen di Silkeborg il quale, invece di obbligare Susanne al rispetto della sentenza, dispose una perizia psicologica sulla bambina atta a stabilire se gli incontri con me potessero, in qualche modo, pregiudicare il suo benessere.

12 Marzo 1994. Poichè  una tale circostanza non si poteva neppure ipotizzare, visto che la precedente, recentissima indagine del Civilretsdirektoratet aveva già escluso ogni negatività, ricorsi alla Corte d'Appello di Viborg. Anche questa autorità superiore respinse il mio ricorso.

Aprile 1994. Chiesi al Ministero di Giustizia danese, come da prassi locale, il permesso di  ricorrere alla Suprema Corte.

Maggio 1994. Anche il Ministero di Giustizia  respinse la mia richiesta.

Luglio 1994. Il  Presidente Della Repubblica On. Prof. O. Luigi Scalfaro inviò una lunga ed accorata lettera alla Regina Margarethe II di Danimarca sottolineando l'augurio di parte italiana per una composizione positiva della controversia. La risposta fu giudicata laconica e generica.

2 agosto 1994. Il Sindaco di Bologna, Dottor  Walter Vitali invitò formalmente Susanne a trascorrere un breve periodo assieme a Stella, quale ospite d'onore della città, eleggendosi personalmente a garante per ogni forma di tutela desiderata, sia nei suoi confronti, sia in quelli della bambina. L'invito fu rifiutato.

Febbraio 1995.  Dichiarai al giudice danese, poichè mia figlia aveva quasi nove anni, che avrei abbandonato ogni procedimento giudiziario in corso se mi fosse stata concessa la possibilità di iniziare un contatto  epistolare con Stella, in modo che fosse lasciata a mia figlia stessa la opportunità di scegliere se, come e quando ci saremmo potuti incontrare.  Anche questa  richiesta mi fu negata.

3 maggio 1995. Si svolse l'udienza finale. Lo psicologo incaricato escluse che Stella, a causa dei suoi incontri con me avrebbe potuto subire danni, ma aggiunse che la bambina non voleva incontrarmi. Per questa ultima ragione il Tribunale di Silkeborg e, successivamente, il 15 dicembre 1995, anche la Corte d'Appello di Viborg decisero di non fornirmi alcuna assistenza all'esercizio del mio diritto di visita.

Nel maggio 1996 presentai un ricorso presso la Commissione Europea per i Diritti dell'Uomo  a Strasburgo per la violazione, da parte dello Stato della Danimarca, dell'art. 8 della Convenzione sui diritti dell'Uomo e delle sue Libertà Fondamentali, il procedimento fu dichiarato ammissibile ma la Corte Europea rigettò la mia richiesta, in considerazione del lungo periodo di separarzione protrattosi tra Stella ed il padre.

Un ulteriore ricorso presentato alla massima autorità giudicante europea a protesta per il divieto imposto dalle autorità danesi di potere godere, almeno, di un contatto epistolare con mia figlia, fu rigettato, giacchè non vi era la certezza che Stella lo gradisse.

Il terzo ricorso presentato alla Corte Europea, contro l'avvenuto cambiamento del nome e del cognome di Stella (la madre aveva ottenuto la sostituzione, a mia insaputa, del nome e del cognome della figlia minore con quello del nuovo marito danese: Kold Jensen) fu dichiarato inammissibile senza che ne fossero poste le ragioni giuridiche. In definitiva, mia figlia Stella Marlene Poli Bitsch, ora si chiama: Stella Kold Jensen. Occorre precisare che Stella Kold Jensen sconosciuta in Italia, non ha la cittadinanza italiana, non può votare e se volesse rimanere in Italia dovrebbe ottenere un permesso di soggiorno.

Verso il Natale del 1996, dopo avermi trovato, mi telefonò un connazionale di nome Franco Indraccolo, residente da venti anni in Danimarca e mi informò che Stella era amica di suo figlio Stefano di 17 anni e, in occasione di un loro incontro, mia figlia gli aveva spontaneamente espresso il desiderio di conoscermi ed incontrarmi. Tale dichiarazione di Stella fu resa a Stefano medesimo in presenza di un altro loro amico.

La mattina del 17 febbraio 1997  Thomas e Stefano incontrarono Stella in casa sua. Stefano, per l'occasione, aveva portato con sè una macchina fotografica e chiese a Stella se poteva scattarle una foto. Informò Stella che tale foto era destinata a me.

Stella rispose che non era necessario e spontaneamente ne scelse una fra quelle che lei già possedeva e la consegnò a Stefano, pregandolo di spedirmela subito. Inoltre, dichiarò a Stefano e a Thomas che mi voleva incontrare (lo riaffermò per ben tre volte). Suo padre Franco, in giornata, provvide a spedirmela.

La mattina del 18 febbraio 1997, Franco mi richiamò e mi informò che c'erano altre importanti notizie. Stella, dopo alcune ore dal suo incontro con i succitati amici, telefonò ad entrambi e li  informò che dopo aver riflettuto, aveva preso un autobus e si era recata in centro città ove aveva acquistato un regalo per me: una bella tazza da caffe recante la scritta prestampata: Al migliore papà del mondo. Riconfermò ai suoi amichetti che desiderava incontrarmi e parlarmi al telefono. Mi inviarono il regalo e le foto che conservo gelosamente.

Ma la madre di Stella  intervenne e ordinò alla famiglia Indraccolo di stare lontani dalla bambina, definendoli "villani" e riferì che Stella era già stata interrogata dal direttore della scuola che lei frequentava e che durante il citato interrogatorio la bambina  crollò e piangendo confessò, ammise  il suo pentimento e promise che non lo avrebbe fatto mai più.

20 febbraio 1997. Come da prassi locale, mi rivolsi nuovamente allo Statsamt di Aarhus affinchè, alla luce di questi nuovi ed importantissimi fatti, l'autorità competente predisponesse adeguata protezione e tutela a mia figlia contro i sopradescritti abusi ed intimidazioni di cui era stata vittima e che venisse immediatamente attuata l'organizzazione dell'esercizio del diritto di visita di cui ero ancora titolare.

Nel giugno 1997 Stella fu convocata negli uffici del soprarichiamato Statsamt ove un semplice funzionario (senza alcun tipo di  mediazione psicologica) le formulò due domande  Vuoi  incontrare tuo padre?  Stella rispose con sole quattro parole: Quando sarò più grande;  nella seconda le si offriva una consulenza psicologica che Stella stessa rifiutò.

2 luglio 1997. Lo Statsamt di Aarhus con propria decisione, a motivo delle risposte di Stella, respinse la mia richiesta ed annullò il mio diritto di visita che, in precedenza, mi aveva riconosciuto l'autorità superiore. Nella sentenza non vi era alcuna traccia  delle iniziative che Stella, spontaneamente aveva intrapreso nei miei confronti. Nessun cenno. Come se Stella non avesse fatto nulla! Eppure la mia richiesta era basata esclusivamente a motivazione di quei fatti. Una deliberata omissione che mi impedisce di dibattere e di conseguenza di godere del mio diritto, nell'ambito del procedimento giudiziario, di equanime applicazione della legge.

28 luglio 1997. Ho  presentato un ricorso di appello presso il Civilretsdirektoratet. Mi fu riferito che, seppur fosse già iniziato l'esame della pratica, una decisione non sarebbe stata emessa prima di molti mesi.

24 novembre 1997. Fu emessa una sentenza di rigetto del mio diritto di visita giacchè Stella stessa, che aveva 15 anni  affermò, per tramite della madre, che non intendeva vedermi.

Dieci lunghi anni di battaglie trascorsi nelle aule dei tribunali, tra umiliazioni, dolore, tormenti e sconfitte. Volevo ottenere solo l'elementare diritto di amare, veder crescere, educare mia figlia; anche alle loro condizioni. Con false promesse hanno preteso che emigrassi, ma non prima di avermi privato di ogni frutto guadagnato in venti anni di lavoro. Quanta cattiveria espressa verso un uomo, straniero per i danesi, che voleva solo fare il padre.

Ho sempre supinamente obbedito a tutte le loro richieste e alle loro sentenze, anche a quelle più difficili e tormentose. Ma hanno voluto accanirsi, hanno voluto portarmi via anche mia figlia, forse per sempre.  Funesta, insensata, discriminazione. Hanno fornito alla madre, loro connazionale e rapitrice, una ferrea, insormontabile protezione da colui che ritenuto solo un intruso. Uno straniero, da tenere lontano.

Povera Stella, figlia mia, ora hanno fermato anche te! Con la crudeltà e la brutalità. Sei stata condannata dallo Stato Reale di Danimarca all'isolamento totale e assoluto da ogni tuo consanguineo di parte italiana. Ma tuo fratello, tua sorella ed io ti amiamo, anche se da lontano.

Naturalmente non abbandonerò mai mia figlia Stella.

Stella, stellina qualcos'altro farò, domani mattina.

Bambini riportati a casa

Con mia grande soddisfazione informo che, dall'inizio della mia attività, prima per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, poi direttamente per Studi Legali e per privati, in totale, sono già
oltre 70 i bambini sottratti all'estero che abbiamo fatto rimpatriare.
- Bruno Poli.

Matteo e Ginevra 17.11.2012

Dovranno essere riconsegnati al loro papà e ritornare a Hong Kong.

Chantal 23.09.2012

Dall'Ungheria, dovrà essere riconsegnata al suo papà.

Cesare 13.09.2012

Dovrà essere riconsegnato al suo papà.

Elia Manu 13.03.2012

Il Tribunale peruviano ha ordinato il suo rimpatrio in Italia e la restituzione al padre.

Eleonora 21.02.2012

E' tornata dal Brasile dalla sua mamma.

Rosa 03.02.2012

E' tornata dagli Stati Uniti dal suo papà.

Bianca e Matteo 05.10.2011

Sono tornati dagli Stati Uniti e si trovano con il loro papà.

Umberto e Nunsia 04.04.2011

Sono tornati dal Messico dal loro papà.

Helena ed Irene 14.01.2011

E' stato ordinato il loro rimpatrio dalla Finlandia in Italia, dal loro papà.

Antonio 16.12.2010

E' stato ordinato il suo rimpatrio dall'Inghilterra in Italia e rivedrà il papà.

Amina 05.12.2010

Dal Sudafrica, è tornata in Italia dal suo papà.

Samuele e Sofia 09.10.2010

Sono stati riconsegnati alla madre che li ha riportati in Spagna.

Valentina 28.08.2010

Dalla Romania, è ritornata dal suo papà.

Enrico 24.08.2010

Dall'Inghilterra è stato riconsegnato al suo papà.

Valentina 14.01.2010

Dal Brasile, è stato ordinato dal Tribunale brasiliano il suo rimpatrio in Italia e la riconsegna al suo papà.

Fabio 09.01.2009

Dalla Spagna, è stato disposto il suo rimpatrio in Italia ed è stato riconsegnato alla madre.

Carolina 19.09.2009

Dal Brasile, è tornata dal suo papà.

Gitanjali Lucia 27.07.2009

Dalla Germania, è stato disposto il suo rimpatrio in Italia e la riconsegna al suo papà.

Melissa 16.12.2009

Dalla Colombia, è stato ordinato, dal Tribunale colombiano, il suo rimpatrio in Italia e la riconsegna al suo papà.

Laura 19.06.2009

Dall'Inghilterra, è stato disposto il suo rimpatrio e la riconsegna al suo papà.

Anis

Dalla Tunisia.

Pico Moreno

Dalla Germania.

Carmen

Dalla Spagna.

Barret

Dalla Germania è stato riconsegnato al padre a S. Diego (California).

Indra

Dall'Inghilterra.

Noah

Dall'Olanda.

Martina e Laura

Dalla Polonia.

Blue 10.08.2008

Dalla Germania, la bambina dovrà essere rimpatriata in Italia e consegnata al padre.

Marco 22.09.2008

Dall'Ucraina, è rimpatriato in Italia ed è con il padre.

Samuel 04.11.2008

Dalla Slovacchia, è stato disposto il suo rimpatrio in Italia e la riconsegna al padre.

Samuele e Sarah Michelle 18.11.2008

Dal Portogallo, è stato disposto il loro rimpatrio in Italia e la riconsegna al loro papà.

Cecilia

Dagli Stati Uniti.

Gionatan, Daniele, Naomi, Andrea 13.07.2003

Dagli Stati Uniti, tutti i fratelli sono stati rimpatriati dal loro papà in Italia.

Johan 12.03.2003

Dall'Olanda, è stato rimpatriato dal suo papà.

Pietro (nome di fantasia) 06.02.2003

Portato dalla madre in Russia, è stato rimpatriato ed ora è con il suo papà.

Raissa e Khalil 05.02.2003

Portati in Egitto dal padre, sono tornati con la madre.

Melissa 31.01.2003

Portata in Germania dalla madre, è stata rimpatriata dal suo papà.

Josephine 26.01.2003

Portata in Colombia dalla madre, è stata rimpatriata dal suo papà in Italia.

Maya 10.01.2003

Portata in Libano dal padre, è rientrata in Italia, dalla sua mamma.

Karina 14.12.2002

Portata in Colombia dalla madre, è stata rimpatriata in Italia dal suo papà.

Ruben 09.12.2002

Portato in Svizzera dalla madre, è stato disposto il suo rimpatrio, in Italia, dal Giudice svizzero. A seguito di un nuovo rapimento di Ruben perpetrato dalla madre, la Corte di Appello svizzera, in data 20 luglio 2004 ne ha ordinato il rimpatrio

Linda e Anna .10.2002

Portate in USA dalla madre, rientrate in Italia dal loro papà.

Adami 25.09.2002

Le bambine sono tornate a casa.

E altri che hanno preferito l'anonimato.