BAMBINI: SCRIVE ALLA REGINA DANESE PER RIAVERE LA FIGLIA

LA LUNGA ODISSEA DI UN PADRE SEPARATO Roma, 17 mag - Pur di poter rivedere la figlia un padre italiano si rivolge alla regina di Danimarca. ''Vostra maesta' non so se le giungera' questo messaggio e lo scopo non e' di chiederle alcunche'. Lei ha gia' preso una posizione in merito, ricorda cio' che ha risposto in proposito al nostro presidente della Repubblica? Che si tratta di un caso doloroso e complicato. Ma quale e' la mia complicazione? La mia richiesta non e' complicata, fate come volete, ma fatemi vedere mia figlia''. Cosi' conclude la lettera inviata a Margaret II, da Bruno Poli, un padre, uno dei tanti, al quale la moglie straniera, cittadina danese, appunto, abbandonandolo, ha portato via la figlia. Una bambina che aveva due anni e che oggi ne ha dieci, e che e' riuscito a vedere solo due volte, per meno di un'ora, da quando otto anni fa gli e' stata sottratta, e a prezzo altissimo. Tutte le battaglie legali tentate da Poli sono state perdute, persino i ripetuti interventi dell'ambasciata italiana, del ministero degli esteri e del capo dello Stato non hanno sortito alcun effetto. Il muro di gomma, contro il quale si e' ritrovato costantemente a fare i conti, come e' tornato a denunciare anche nel suo appello alla regina, e' l'ordinamento giuridico danese. ''Che relega -scrive l'uomo a Margaret II- la figura del padre naturale alla stregua dell'anonimo donatore di sperma, predestinando i figli a diventare, in caso di separazione dei genitori, orfani di stato''. La legge danese, infatti, non riconosce la potesta' genitoriale al padre naturale, che in caso di rottura dell'unione, in ordine alla sua qualita' di ascendente non puo' rivendicare alcun diritto, neanche quello di sapere se, come e dove vive il figlio.